Dopo il bando

Termini Imerese: il futuro dell’ex Blutec tra esaltazione e punti oscuri

Ancora tante le questioni aperte: sia sul fronte dei lavoratori che su quello della riconversione dell'intera area

ex fiat blutec termini imerese (dalla pagina della Regione Sicilia)
L'area industriale di Temini Imerese (immagine dal sito della Regione Sicilia)

Si è svolto lunedì al Ministero delle imprese e del Made in Italy il tanto atteso incontro sulla Blutec di Termini Imerese. Nel corso della riunione alla quale erano presenti ministri, assessori regionali, l’Amministrazione comunale di Termini Imerese, i sindacati, il ministro Urso ha comunicato che i commissari straordinari, a chiusura della procedura pubblica per la presentazione di offerte per la reindustrializzazione del sito, hanno ritenuto l’offerta della Pelligra Holding Italia Srl la migliore tra le due pervenute.

L’offerta della Pelligra holding di Ross Pelligra, un italo australiano proprietario anche del Catania calcio, prevede l’acquisizione delle tre aree e connessi stabilimenti del gruppo Blutec (ex Fiat) in amministrazione straordinaria, per poi procedere ad una loro ristrutturazione (d’altro canto la Pelligra holding si occupa di operazioni immobiliari) e, si presume, ad una successiva vendita frazionata ad aziende che vogliano insediarsi.

Il bando

Per una migliore comprensione della questione, è necessario fare alcune considerazioni.

Il bando emesso dai commissari straordinari nominati dal Ministro con il consenso del Tribunale fallimentare di Torino, prevedeva – così come impone la legge – che gli stabilimenti venissero acquistati ai fini di un loro riutilizzo industriale con il reimpiego di tutti i lavoratori ex dipendenti della Blutec (attualmente circa 550) e, possibilmente, anche dei circa 200 lavoratori dell’indotto rimasti anche loro senza lavoro.

Il bando ha avuto un iter contrastato, la scadenza è stata prorogata almeno due volte e già dall’inizio aveva suscitato perplessità, soprattutto per la clausola che imponeva il mantenimento dell’attività produttiva soltanto per due anni, per poi lasciare mano libera ai proprietari. Il sospetto era, infatti, che un bando siffatto tendesse a favorire operazioni immobiliari ad alta plusvalenza tra acquisto e successiva vendita.

I punti oscuri

In un quadro di scarsissima trasparenza su tutta l’operazione, tuttora esistono molti punti oscuri.

Qual è il progetto industriale presentato da Pelligra? In realtà nessuno, se non generiche assicurazioni di possibili intese con imprese che potrebbero insediarsi, ma di cui non si conosce alcunché.

A quale prezzo la Pelligra Holding si aggiudicherà i complessi industriali?

Qual era il progetto industriale sicuramente presentato dall’altro concorrente: il Consorzio Smart Sud in associazione con Sciara Holding e perché non è stato ritenuto valido?

Rispetto all’altra problematica che ha pesato come un macigno su tutta la vertenza della Blutec, il reimpiego dei lavoratori, sul tavolo sono state messe alcune proposte: la prima è che la Pelligra Holding potrebbe impiegare 350 lavoratori nella attività di ristrutturazione degli stabilimenti, per un periodo di 24 mesi (eccoli i due anni di cui abbiamo parlato!), per poi procedere al loro licenziamento con successiva Naspi. La seconda prevede che 100 lavoratori potrebbero essere impiegati nell’Interporto ma non viene specificato se a regime o nelle fasi di costruzione, visto che l’Interporto di Termini Imerese ancora non esiste, e quindi per quanto tempo. La terza parla di 40 lavoratori che possono andare subito in pensione, mentre i rimanenti dovrebbero essere assorbiti da una società costituita ad hoc dalla Regione in modo da poter essere così collocati in prepensionamento usufruendo dei 30 milioni di euro stanziati dall’Assemblea Regionale Siciliana ormai due anni fa. Per quanto riguarda i lavoratori dell’indotto soltanto generici impegni, ma ancora nulla di concreto.

Il ministro Urso e il polo industriale

Le prime reazioni fanno registrare un pendolo: si va dalle entusiastiche affermazioni dei ministri presenti al tavolo a cui si sono immediatamente conformati gli assessori regionali e il Presidente della Regione, alle dichiarazioni di prudenza e ancora di preoccupazione dei sindacati.

Come da tempo avevamo ipotizzato, tutta questa parte dell’operazione si configura come una operazione di stampo immobiliare senza un realistico piano industriale che possa assicurare anche un futuro a quei lavoratori che non potranno fruire delle varie forme di ammortizzatori sociali.

Un fatto positivo potrebbe essere costituito dalla “scoperta” fatta dal ministro Urso del potenziale di sviluppo del comprensorio termitano. La presenza nel territorio di una area industriale estesa su cui insistono attualmente oltre cento aziende; l’ipotesi di realizzare l’interporto della Sicilia Occidentale (già progettato per la prima volta oltre 40 anni fa ma mai costruito); l’esistenza di un porto “core” della rete Ten-T della UE su cui sono in corso importanti investimenti; la vicinanza della Università di Palermo; l’esistenza di un incubatore di imprese, tuttora inattivo però, nonché di un polo di innovazione come il Polo Meccatronica Valley, fanno dell’area di Termini Imerese un luogo cruciale per lo sviluppo di tutta la Regione.

Bene dunque che si decida di rifinanziare la costruzione dell’interporto, altrimenti non avrebbe senso lo spostamento del polo container da Palermo a Termini Imerese già previsto dal Documento di Programmazione Strategica dell’Autorità di sistema portuale, approvato nel 2022 (in questo consiste la sparata propagandistica sul porto di Termini Imerese come il più importante porto commerciale della nostra provincia).

Agro-alimentare, logistica, innovazione

Tutto questo però non è sufficiente a determinare una svolta verso uno sviluppo sostenibile e significativo di tutto il comprensorio. Occorre infatti un piano integrato che abbia al suo centro una crescita dell’apparato produttivo in direzione dell’innovazione anche per l’economia circolare, la filiera agro-alimentare, la logistica a valore, la ricerca e il trasferimento tecnologico specie per l’energia, sfruttando la presenza di alcuni grandi players internazionali come Enel, Terna, Snam.

Per questo più volte si è richiamata l’attenzione sulla necessità di non guardare solo alla Blutec, ma di estendere lo sguardo a tutto il contesto e di considerare la vertenza una vertenza del territorio.

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