L’intervista

“Difficile fare rete nelle Madonie”: l’esperienza di Palma nana a Serra Guarneri fotogallery

Giuseppe Burgio: “Meno si investe, meno si crea cultura del lavoro e di promozione del territorio, più la gente andrà via e quindi sarà dura portare avanti il tutto”

Palma nana serra Guarneri

Fare impresa nelle Madonie non è semplice, come mai? Abbiamo provato a chiederlo ad uno dei primi soci della Cooperativa Palma Nana, Giuseppe Burgio, che gestisce a tempo pieno questo centro di educazione ambientale a ridosso della riserva integrale del Parco Madonie, a poco più di tre chilometri dal borgo di Sant’Ambrogio e a soli 6 km da Cefalù.

Dagli anni Ottanta a oggi Serra Guarneri ha seguito la storia della Palma Nana, trasformandosi pian piano da Centro Botanico, per lo studi delle piante del Parco delle Madonie, a Centro di Educazione Ambientale del WWF sede dei Campi Scuola, Giornate in Natura, Week End, dei Campi Avventura e delle Vacanze Natura che la cooperativa organizza.

Il bosco è il motore dell’esperienza partecipativa che questo luogo vuole raggiungere, cercando un punto di equilibrio tra natura e cultura: il tutto racchiuso in un’esperienza residenziale desiderosa di risvegliare in ognuno un sentimento ecologico autentico.

Nei vari anni il centro si è impegnato nella creazione di reti e collaborazioni con enti pubblici e privati, soprattutto su temi come l’ambiente, l’agricoltura e la sostenibilità, coinvolgendo giovani da tutta Europa in questo processo.

Alla luce di questa esperienza, ci interroghiamo insieme sul futuro.

Quali sono secondo lei le maggiori difficoltà e perché nelle Madonie non è sempre soddisfacente fare impresa?

Le imprese nelle Madonie ci sono e sono anche molto virtuose da diversi punti di vista, anche quello ambientale, ma è difficile fare rete. Sicuramente bisogna recuperare il bagaglio sociale e di tradizioni delle Madonie, perché il territorio ha tantissime eccellenze a più livelli.

 

Giuseppe Burgio Palma nana serra guarneri

 

Perché è difficile fare rete?

Il territorio ha due grandi problemi: la poca permeabilità verso la novità, infatti tutte le eccellenze madonite, dalla manna al siccagno, sono più apprezzate fuori che localmente, e il territorio chiuso e frammentato. Infatti, non c’è un’identità madonita coesa, nonostante ci sia il Parco delle Madonie si tratta sempre di una costellazione di individualità, almeno allo stato attuale. Poi, siamo un’area interna, quindi l’interesse turistico è molto ridotto rispetto alle coste: Cefalù offre una qualità turistica inferiore rispetto ad un piccolo paese madonita, ma ha più appeal.

E le infrastrutture?

Infatti… c’è una enorme carenza infrastrutturale, soprattutto per quanto riguarda la viabilità e il trasporto pubblico. Quindi, forse il problema è che lavorare nelle Madonie non conviene, per questo le imprese non decollano; Cefalù e Gangi sono un’eccezione perché avvantaggiati dal punto di vista geografico.

Cosa comportano questi problemi oggettivi?

Che fare impresa in un territorio che dal punto di visto sociale sta morendo è ancora più difficile: i giovani vanno via e la gente aspetta ancora gli investimenti stranieri per dare nuova vita al territorio. La previsione reale è l’estinzione di alcune comunità (ad esempio Isnello, Blufi e Alimena sono a serio rischio), perché se apparentemente le possibilità sono infinite, le prospettive future mancano. Meno si investe, meno si crea cultura del lavoro e di promozione del territorio, più la gente andrà via e quindi sarà dura portare avanti il tutto. Io spero che ci sia una ciclicità e che le città perdano questa importanza turistica e imprenditoriale, rendendo le aree rurali più centrali. Polizzi è ad esempio un luogo che si sta rigenerando meglio di altri: in città lo stress sociale è devastante, mentre nelle aree interne si può vivere una vita più sana.

Il turismo responsabile e l’educazione ambientale sono i due capisaldi di Palma Nana: il vostro modello andrebbe applicato in altre realtà madonite oppure ogni luogo deve trovare la sua specificità per emergere?

Il modello Palma Nana funziona qui perché c’è una forte connessione con una realtà urbana come quella di Palermo, dove la cooperativa ha sede, e siamo comunque vicini a Cefalù e ben collegati. Questo modello integrato di turismo e educazione/produzione è il modello del futuro per portare avanti le realtà interne, anche in vista dello spirito del tempo. Ad esempio, anche la pesca turismo è sostenibile, perché permette la sopravvivenza economica sopperendo al calo del pescato. È molto utile fare rete tra le realtà, perché è l’unico modo per trattenere più potenziale possibile.

 

Palma nana serra Guarneri

 

Come si può fare?

Serve una consapevolezza madonita, costruire un fronte comune che possa rigenerare il territorio: sono da sempre le difficoltà che uniscono i popoli. Servono delle realtà extra comunali efficienti sul territorio, non solo di facciata, che operino per il bene del territorio. Forse finché non si toccherà il fondo, non si avrà questa voglia di cambiamento trasformativo e strutturale.

leggi anche
Parco madonie sindaci
La sollecitazione
Parco delle Madonie e UNESCO: serve un assessorato in ogni comune. A Castelbuono e Gangi c’è