Una cooperativa

Estorsione e sfruttamento del lavoro in scuole paritarie di Cefalù: 5 custodie cautelari

Docenti e personale Ata (118 persone) delle scuole Scicolone di Cefalù e Ariosto di Termini Imerese “obbligati” ad accettare condizioni capestro

Carabinieri Cefalù

Cefalù. I Carabinieri della Compagnia di Cefalù hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 5 indagati (1 agli arresti domiciliari, 4 interdittive del divieto temporaneo di esercitare attività professionale e imprenditoriale nel settore dell’insegnamento per 12 mesi) accusati a vario titolo di estorsione e sfruttamento del lavoro.

L’attività investigativa ha consentito di delineare un grave quadro indiziario, sostanzialmente accolto dal provvedimento cautelare, relativo a comportamenti estorsivi e a sfruttamento che gli indagati avrebbero effettuato in concorso e con ruoli differenti, in qualità di amministratori e gestori di una cooperativa esercente attività di istruzione secondaria di secondo grado in due istituti paritari Scicolone di Cefalù e Ariosto di Termini Imerese.

Agli arresti domiciliari è finita Patrizia Ficicchia, 60 anni, presidente del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale “La Rocca di Cefalù”. Per altri quattro indagati è stata decisa la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività professionale e imprenditoriale nel settore dell’insegnamento per 12 mesi. Si tratta di Pietro e Daniele Giambelluca, Giada Altilio e Alice Ficicchia.

In particolar modo, l’indagine, iniziata nel gennaio 2023 e condotta dai militari sotto la direzione della Procura di Termini Imerese, ha delineato le modalità di assunzione ed impiego, in condizioni di sfruttamento, adottate dagli indagati nei confronti di docenti e personale ATA (personale amministrativo, tecnico e ausiliario), tratteggiando azioni illegali realizzate dai presunti autori sin dal settembre del 2019.

Le vittime, obbligate mediante minaccia, oppure agevolate dalla necessità di ottenere i punteggi per accedere alle graduatorie pubbliche per le successive assunzioni, nonché dallo loro stato di bisogno connesso alla crisi economica ed occupazionale, avrebbero prestato la loro attività lavorativa in difformità ed in misura sproporzionata alla contrattazione nazionale se non finanche a titolo gratuito, restituendo la retribuzione formalmente ottenuta per il lavoro prestato.

Tale dinamica sarebbe stata individuata per 118 dipendenti della cooperativa, in quanto gli indagati avrebbero operato a vantaggio della stessa mantenendo bassi costi di gestione e massimizzando i profitti.

Sono stati sottoposti a sequestro preventivo 65.300 euro in contanti trovati nelle abitazioni degli accusati e all’interno degli istituti paritari riconducibili alla cooperativa e custoditi in alcune circostanze dentro buste con elenchi nominativi del personale dipendente.

 

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