L’inchiesta

“Da Cefalù a Palermo con l’auto blu per portare il gatto dal veterinario”: Micciché indagato

L’indagine condotta a carico di Micciché e del suo autista ha portato a disporre l’obbligo di dimora

Micciche

Cefalù. Gianfranco Micciché è indagato per peculato, truffa aggravata ai danni dell’Ars e false attestazioni.

Secondo le accuse avrebbe fatto utilizzare l’auto blu che gli è stata assegnata dalla Regione per servizio, anche per trasportare il suo gatto da Cefalù a Palermo in una clinica veterinaria.

Un’altra volta, l’avrebbe utilizzata per trasportare la benzina alla moglie, rimasta senza. E ancora, l’avrebbe fatta utilizzare per farsi recapitare due teglie di pasta a forno, il giorno del suo compleanno. O per recuperare il caricabatterie dell’iPad. L’autista avrebbe anche condotto il suo collaboratore, Vito Scardina, a Cefalù per “incombenze domestiche”.
Questi sono i dati che emergono da un’indagine condotta dalla Procura di Palermo.

Il politico è sottoposto al divieto di dimora a Cefalù per peculato, truffa e false attestazioni. Gli è stata sequestrata anche una ingente somma di denaro. La misura cauterale è stata disposta dal gip di Palermo (su richiesta del Procuratore capo) che gli ha contestato di aver utilizzato l’auto per fini personali. Gli episodi accertati e contestati sono 33.

Le parole di Micciché ad Adnkronos: “Andrò a spiegare tutto ai magistrati. Io non credo di avere commesso atti illeciti. Se è un illecito dare un passaggio a mia moglie. Va bene, questo non posso negarlo. Forse ho fatto qualche leggerezza ma nulla di grave”. E ancora “non vi è dubbio che potrei avere commesso qualche errore ma davvero non ci trovo niente di male. Se questo è peculato… Io non ho nulla da rimproverami, forse ho commesso, lo ripeto, qualche leggerezza.”

Dall’indagine emerge che per 76 volte, Micciché avrebbe anche confermato attività mai compiute dal suo autista, Maurizio Messina, coindagato con l’accusa di truffa, per fargli ottenere rimborsi dai 100 ai 400 euro. Per Micciché, dunque, anche l’accusa di truffa in concorso.

L’autista del deputato regionale avrebbe, inoltre, affermato la propria presenza in servizio per 209 ore, ma in realtà si sarebbe trovato al Bingo o da amiche, incassando la retribuzione dell’intera giornata lavorativa, pur non essendo presente o avendo prestato un orario ridotto. La somma illecitamente ottenuta è di circa 10mila euro.

Per Messina disposto e notificato l’obbligo di dimora a Palermo e Monreale.

L’indagine si è svolta tramite un’analisi del gps dell’auto blu. Il giudice ha evidenziato la totale mancanza o l’inefficacia dei controlli svolti da Palazzo dei Normanni. Essendo state attività reiterate nel tempo, il gip ha sottolineato che si è trattato di “una prassi delittuosa consolidata”.

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