16/6/16

Io e la mia famiglia che scappiamo da fuoco e calore: non dimenticherò mai quel giorno fotogallery

Gianmarco Cesare ricorda il senso di impotenza provato 8 anni fa

incendio 2016 Cefalù

Cefalù. Di quel giorno, 16/6/16, ricordo tutto. Ricordo che per tutta la notte le fiamme avanzarono sulle colline sopra la mia casa al Lungomare… al mattino presto c’era agitazione, ogni minuto uscivamo alzando lo sguardo per controllare la situazione, che verso l’ora di pranzo è peggiorata sempre più.

Ricordo che ci aiutarono i bagnini dei lidi di fronte casa nostra, già nelle ore precedenti abbiamo cercato di irrigare tutta quanta la zona.

Ma alla fine, quando le fiamme avanzarono sempre più velocemente e l’aria era diventata così calda e irrespirabile fummo costretti a scappare in macchina io, la mia famiglia e miei zii che abitavano accanto. Eravamo ricoperti di cenere: non ricordo di avere mai gridato così tanto, volevo solo che mia madre e i miei zii fuggissero di lì… ma poi ho realizzato quanto fosse impossibile per loro abbandonare alle fiamme la loro stessa casa e la tipografia di famiglia, costruita con i sacrifici di una vita intera.

Ci spostammo verso il centro, a casa di altri miei zii in zona Artigianelli, e verso le 16, quando non si ebbero più notizie ricordo di aver pensato “Ecco, abbiamo perso tutto”.

Credo di essere stato tra i più fortunati in assoluto a Cefalù, perché non è andata così, a differenza di altri…

Di quel giorno mi porto dentro quello che ho provato e che non scorderò più: un sentimento strano in realtà, perché la sensazione più forte non era la paura, e nemmeno la rabbia o la frustrazione che sarebbero subentrate solo dopo… credo di avere provato solo un enorme senso di impotenza e nient’altro, come quando senti di avere di fronte a te un qualcosa di insormontabile, di ineluttabile.

Oggi, ogni volta che si verificano nuovi incendi dolosi (praticamente a cadenza regolare ogni estate) penso sempre alle vittime e sento che non riuscirei mai a perdonare qualcuno capace di tale crudeltà.

Penso che sulla coscienza dei responsabili ricadrà sempre il peso delle vite che hanno spezzato, e dovranno conviverci per sempre.

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