La lettera

“Quei pini sulla Rocca la stanno rovinando e sono pericolosi”

Allarme e appello di un cittadino di Cefalù: "Vanno tagliati al più presto"

Cinta muraria Rocca Cefalù

Allarme e appello di un cittadino di Cefalù, Francesco Liberto, per la Rocca.

Autru chi ficus di scippari da via Umberto I” … qua la situazione è peggiore e, in più pericolosa. Non voglio esagerare, onde evitare allarmismi, però bisogna intervenire quanto prima possibile, impiegando tutti i mezzi possibili e a disposizione coinvolgendo tutti, per salvarci da una grande sventura.

Domenica scorsa con due amiche abbiamo deciso di visitare la Rocca, erano parecchi anni che non vi salivamo. Arrivati al Tempio di Diana mi sono girato per vedere il mare e purtroppo la visuale era ostruita dalla pinetina, questo boschetto inutile e pericoloso perché le radici vanno giù tanto quanto i pini vanno su, spaccando la pietra della “Grande Rupe”.

Ogni albero che cresce sulla rocca provoca danno. Pensate a una roccia che va sempre più spaccandosi a causa delle radici di tutti queste piante.

Alla Rocca fu modificato l’aspetto naturale oltre 50 anni fa, per l’infausta idea di un maresciallo della Forestale che fece impiantare centinaia di alberi di pino, con l’impiego di uomini e muli che trasportavano anche l’acqua.

La Rocca cominciò a perdere i connotati che Madre Natura le aveva dato: la bellezza del suo essere pietra brulla, promontorio di rara bellezza sul mare. Eppure, qualche anno prima qualcuno che di paesaggistica ne masticava tanta ci aveva ammonito: “Un albero, un solo albero sulla rocca ne può alterare il suo valore”. Quel qualcuno era stato l’architetto Pietro Porcinai (leggi) che allora era, in Italia, professore di Arte dei giardini e insegnava alla facoltà di Architettura di Firenze.

Argomenti di grande importanza per la città di Cefalù, che in quel periodo vedeva coinvolti personaggi come un giovanissimo Pasquale Culotta, ancora allievo architetto, con le sue idee lungimiranti e proiettate in un futuro di progettualità per l’intera collettività. Un periodo di fermento culturale per una città che stava per cambiare e si espandeva e c’era perfino chi, da Roma, proponeva investimenti miliardari a Cefalù pensando di costruire alberghi e casinò sulla Rocca (!).

Tra gli anni Sessanta – Settanta a Cefalù era vivo il confronto tra i cittadini e la classe che amministrava la città, si lavorava per il benessere della città. Per tornare alla Rocca poi arrivò questo signore che fece piantare i pini… peraltro senza autorizzazione alcuna da parte dell’amministrazione comunale e i pini iniziarono a crescere. Adesso adesso sono abbastanza alti: le radici stanno spaccando la roccia, come tanti cugni infilzati.

È giunta l’ora di prendere una decisione immediata.

Tutti gli alberi della parte superiore dovrebbero essere tagliati, non deve esistere più nulla. Bisogna intervenire immediatamente, prima che sia troppo tardi: vanno tagliati tutti e seccare al sole con l’estate in arrivo.

L’appello è rivolto principalmente al sindaco della Città di Cefalù, Daniele Tumminello affinché intervenga immediatamente attingendo forze da tutte le parti, perché ne va dell’integrità della pietra e della vita di quanti abitano sotto le sue pareti. I ficus di Via Umberto hanno tempo di aspettare. Non credo che io metterò piedi sulla rocca specialmente vicino alla merlatura e alla zona della Croce. Questo è per il bene della città.

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