La sentenza

Quella tragica gara della Targa Florio segnata da due morti a Piano Torre: “Non fu omicidio colposo”

Assolti tutti gli imputati dopo l'incidente che nel 2017 costò la vita al pilota Mauro Amendolia e al commissario Giuseppe Laganà

Vittime targa florio

Isnello. Impossibile dimenticare quel tragico 21 aprile del 2017 quando, a Piano Torre, la prova speciale “Piano Battaglia 1” della 101esima Targa Florio si tinse di rosso sangue e due persone, il pilota Mauro Amendolia – a bordo della sua BMW Mini Cooper – e il commissario di gara Giuseppe Laganà (56enne di Lentini), morirono.

Ebbene, ora è arrivata la sentenza della Corte d’Appello: il presidente Fernando Sestito ha accolto la linea degli avvocati difensori, definendo gli imputati, e cioè il direttore della manifestazione Marco Cascino e il delegato all’allestimento dei percorsi Antonio Pochini, insieme all’Automobile Club Italia, citato come responsabile civile, “non colpevoli di omicidio colposo”.

Nella fattispecie, non ha retto l’accusa che gli imputati dovessero vigilare ed accertarsi che venissero rispettate tutte le norme di sicurezza, compresa la verifica sull’utilizzo delle cinture.

Infatti, quando il pilota messinese di 53 anni perse il controllo della sua vettura non aveva le cinture allacciate, al contrario della navigatrice (la figlia Gemma, all’epoca dei fatti 27enne) che riportò un forte trauma cranico prima di essere trasportata in elisoccorso all’ospedale Civico.

La competizione, a seguito di quello schianto fatale, fu annullata. Erano le 12.30 in località Piano Torre (Isnello), all’altezza del km 10+500 su un tratto perfettamente rettilineo ma scivoloso, a causa di un leggero strato di nevischio.

L’urto avvenne contro un albero, a oltre 80 chilometri all’ora, un attimo prima di falciare il commissario di percorso Laganà che – appostato sul ciglio della strada in corrispondenza di un masso – morì sul colpo.