Il racconto

Totò Marsala e l’incendio del 2016: “Ristorante distrutto e un solo monito: tenete puliti i terreni” fotogallery

Nessun risarcimento per la sua o le altre famiglie della Campella e di Mazzaforno in ginocchio e senza casa. Perché l’incendio è stato catalogato come doloso

incendio 2016 a Cefalù
Totò Marsala mentre viene trascinato fuori dal figlio Carmelo dal ristorante incendiato

Cefalù. Quel giorno. Indimenticabile e orrendo. Stiamo parlando del 16 giugno del 2016, quando il fuoco partito da Trapani arrivò fino a Cefalù. Totò Marsala nel primo pomeriggio si trovava in contrada Santa Lucia con il figlio Carmelo e il cognato Beppe Mogavero a cercare di domare le fiamme  che lambivano la sua casa quando ha visto che anche dal mare stava salendo il fuoco, nell’area del Club Mediterranee dove si doveva ripulire in vista di un nuovo insediamento.

“Verso le 15 – racconta l’editore cefaludese – guardo il club Med ancora in fase di pulitura, tra alberi e capanne in legno, e vedo che parte il fuoco. Mi dico: non arriverà a Cefalù…”

Invece l’incendio arriva al passaggio a livello della Gallizza e scende, prima prende Le Vele e poi gira il vento e arriva al ristorante Al Giardino. In dieci minuti non c’era più nulla.

“Alle 16 mi arriva una telefonata – racconta, ancora provato, Totò Marsala – ‘Sta bruciando Il Giardino!’ Io arrivo di corsa ed entro per salvare lo studio editoriale e quello che avevo lì. Mio figlio mi raggiunge, mi prende e mi porta fuori di forza: senza il suo intervento mi sarei liquefatto, c’erano centinaia di gradi”.

 

 

Nel frattempo giungono sul posto i vigili del fuoco, “con le autopompe, ma senza acqua e l’acqua del mare non si può utilizzare perché rovina le pompe. Insomma tutto è andato distrutto. I sacrifici dell’imprenditore madonita Mimmo Mogavero, mio suocero, andati in fumo in un attimo”.

E c’è dell’altro: nessuno ha risarcito Marsala con la famiglia Mogavero o le altre famiglie della Campella e di Mazzaforno in ginocchio e senza casa. Perché? Perché l’incendio è stato catalogato come doloso: quando c’è il dolo niente è previsto a livello di sostegno. “Non eravamo assicurati, perché il ristorante era chiuso e stavamo cambiando autorizzazioni e licenze. Io sono stato in Regione e a darmi una mano con le pratiche si è impegnata l’amministrazione di Cefalù. Ma niente da fare”.

E prosegue: “Non ho neanche ricevuto spiegazioni convincenti pur essendomi recato dal presidente Protezione civile Foti”.

 

 

Ancora oggi si chiede e chiede: “Se era doloso chi è stato? Nessuno?”.

Ma di una cosa è certo: “Bisogna tener puliti i terreni. È il mio appello in vista dell’avvio della stagione estiva: ripulite i terreni se non volete che ancora, come succede ormai quasi ogni anno, dobbiamo vedere distruzione e dolore”.

leggi anche
Incendio Cefalù casa Caterina
La testimonianza
Caterina e l’incendio del 2023: “Distrutte la mia casa e la mia vita”