Il “comunista”

Il cardinale Pappalardo e Palermo: quando Pertini voleva nominarlo senatore a vita

Nessuna ricorrenza, solo la voglia di ricordare un pezzo di storia importante e un personaggio che amava Palermo

Pappalardo

Vogliamo oggi ricordare il cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo per 26 anni dal 1970 al 1996, presidente della Conferenza episcopale italiana, morto nel 2006.
Lo ricordiamo con il titolo del suo libro “Palermo salverà Palermo”, pubblicato nel 1992 dalle Edizione Paoline.

Come vedete dalle date, non ricorre alcun anniversario particolare, è un doveroso ricordo che Cefablu vuole proporre all’interno di una serie di articoli sui siciliani “importanti”.

Importante è stato di certo il cardinal Pappalardo, che è ricordato dai più per la durissima omelia pronunciata il 4 settembre 1982 ai funerali del generale Carlo Alberto dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro.

Davanti a una città ammutolita dal dolore, alle più alte cariche dello Stato, l’arcivescovo pronuncia queste parole che, a mio parere non valgono solo per Palermo, ma per ogni città che subisce oltraggi dalle associazioni a delinquere di stampo mafioso.

Nell’omelia pronuncia queste parole indimenticabili, cariche di rabbia e di speranza: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Mentre a Roma si pensa sul da fare, Sagunto viene espugnata e questa volta non è Sagunto ma Palermo. Povera la nostra Palermo”.

Pochi sanno che il Presidente Sandro Pertini telefonò al cardinale annunciandogli che voleva nominarlo senatore a vita, anche se stava incontrando resistenze dal Vaticano. Pappalardo rispose che condivideva quanto sosteneva il Vaticano e non se ne fece nulla.

Non ebbe vita facile, soprattutto per il suo schierarsi con i poveri, che gli guadagnò l’infelice titolo di “comunista”, come spesso vengono definite le persone che si schierano con gli ultimi.

Nel libro si ripercorrono molti temi, svolti in modo lineare ma breve, quasi a voler delineare un quadro non finito, una lettura del tempo che deve continuamente aggiornarsi anche se, a volte, è triste verificare che le cose non sono cambiate di molto.

Allora lasciamo la parola a lui, alle sue parole, ai suoi gesti profetici.

Il cardinale amava Palermo in modo profondo, tanto da dire e scrivere: “Palermo, purtroppo, finisce per essere contrassegnata da questo triste marchio, città della mafia; intanto non è giusto assimilare la mafia con Palermo e Palermo con la mafia. È un discorso che bisogna fare ben chiaro. Palermo è Palermo, ha la sua dignità, la sua onorabilità, i suoi lavoratori che soffrono e, semmai, sono vittime della mafia e non sostenitori.”

Sul suo rapporto con i poveri: “Sono al servizio, per essere padre e non nobile in carriera. Indispensabile la vicinanza ai poveri, anche in funzione della giustizia sociale cui sospingere le istituzioni”.

Sull’Amministrazione comunale: “Non si badi tanto al gioco o all’equilibrio delle varie forza politiche, ma piuttosto alla formazione di un gruppo che possa affrontare i problemi: risanamento, edilizia, viabilità, fognature, illuminazione, ospedali scuola assistenza”.

Particolarmente attento ai ragazzi, a loro si rivolge così: “Ai giovani vorrei lanciare un appello perché nel loro spirito e nel comportamento reagiscano sanamente e positivamente a tutto ciò che suona grave provocazione per la loro speranza, per il loro ottimismo, per una doverosa fiducia nella vita, perché non pensino che la malvagità possa definitivamente trionfare e che convenga mettersi dalla sua parte. Se anche, in qualche momento sembra che l’iniquità prevalga e che emergano e trionfino ‘i peggiori degli uomini’, occorre avere sempre la certezza che, dopo le tenebre di una lunga notte, spunterà sempre la luce”.

Il libro si conclude con note di speranza: “A questa città di Palermo, come suo pastore, devo sempre ripetere: coraggio! Non adattiamoci passivamente e fatalisticamente al male, ma vinciamolo con il bene. Contrastiamo le opere di morte con aiuti alla vita. Rispondiamo alle provocazioni dell’odio che distrugge, con la forza dell’amore che salva. Costruiamo, con l’attività onesta e laboriosa di ogni giorno, un ambiente che redima e risani le grandi prevaricazioni connesse con i vistosi, illeciti interessi che portano al delitto.”

Questo era, queste sono le parole del cardinale Pappalardo, che oggi abbiamo voluto ricordare, non perché c’è un anniversario particolare, ma per rendere omaggio a un grande uomo e un pastore che ha lasciato il segno, non solo a Palermo: le sue parole sono valide per tutte la città.

Più informazioni
commenta