La testimonianza

Il pastore delle Madonie: passione, sacrificio e successi. Ma quei daini… fotogallery

Giacinto Cangelosi e i suoi figli raccontano un mestiere ormai estinto, che grazie al loro impegno sopravvive

La testimonianza del pastore Giacinto e dei suoi figli

A rompere lo stereotipo che la Sicilia sia soltanto una meta balneare ci pensano Giacinto Cangelosi e la sua famiglia, pastori da sei generazioni. Nel cuore delle Madonie, in questo periodo dell’anno è possibile fare una passeggiata in montagna per andare a riscoprire il valore della natura verace e incontaminata. Ad accogliere i visitatori nel loro rifugio ci sono Giacinto e i suoi figli poco più che ventenni, Luciana e Giovanni, che offrono ai visitatori dei formaggi di produzione propria preparati al momento; inoltre, chi è interessato può anche prendere parte a questa piccola esperienza di realtà partecipando alla lavorazione.

Quello promosso da Giacinto e la sua famiglia è un turismo diverso, è di tipo esperienziale che punta a far conoscere e ad avvicinare a questo mondo. Sono infatti organizzati con alcuni tour operator che si rivolgono a turisti che professano la cultura della montagna: si evidenzia una maggiore affluenza di turisti stranieri piuttosto che italiani.

La famiglia poi rifornisce di carne di vitello i supermercati locali, dove è possibile quindi trovare carne genuina, totalmente differente da quella prodotta negli allevamenti intensivi che stanno distruggendo il nostro pianeta.

Giacinto non ha la possibilità, con i pochi litri di latte che riesce a ricavare, di produrre ricotta e altri formaggi da destinare alla vendita, ma offre dei piccoli assaggi ai turisti che vanno in visita al suo rifugio, oppure i prodotti caseari vengono usati come oggetto di baratto in cambio di terreni in cui far pascolare le loro capre e vacche.

Durante la stagione invernale la famiglia Cangelosi risiede in una campagna situata tra i comuni di Pollina e Castelbuono, nel periodo compreso tra giugno e novembre si stabiliscono nel loro rifugio, insieme agli animali, a piano Farina, situato a 1360 metri slm. Rispettano inoltre la tradizione della transumanza, il trasferimento degli animali da una zona di pascolo ad un’altra, rigorosamente fatto a piedi.

Il pastore Giacinto spiega le maggiori difficoltà riscontrate nel suo lavoro “Il più grande problema attualmente è la presenza massiccia di daini, questi si cibano del pascolo destinato agli animali allevati, distruggono l’ambiente e si nutrono anche di funghi e piante protette. Tutto iniziò negli anni ’80, quando fu portata, dalla guardia forestale, una coppia di daini a piano Zucchi, questa veniva tenuta in cattività; un giorno la recinzione si ruppe e i daini iniziarono a riprodursi su larga scala”.

È un tema molto sentito tra gli allevatori, che ha delle conseguenze. Infatti “non riuscendo a soddisfare il fabbisogno dei nostri animali con l’erba che rimane, dobbiamo intervenire personalmente ed integrare, tutto ciò ha un costo che ricade sulle nostre spalle – continua l’allevatore – vengono fatti numerosi incontri con l’ente del parco delle Madonie, ma finora non è stato attuato alcun provvedimento efficiente.”

Un altro inconveniente sottolinea Cangelosi è anche il rischio erosione del terreno, che è caratterizzato dalla presenza di pietre che non permettono all’erba di crescere.

Sarebbe interessante mettere a punto delle convenzioni con le scuole del territorio, come l’istituto agrario di Castelbuono e la scuola alberghiera di Cefalù, per fare crescere una nuova generazione di pastori e far riscoprire questo mestiere ai più giovani, ma per fare ciò servono autorizzazioni e lo stanziamento di fondi.

I due giovani pastori, Giovanni e Luciana, nonostante siano stati introdotti in questo settore sin da piccoli e nonostante i sacrifici che questo stile di vita richiede, sono contenti di ciò che fanno e soprattutto hanno accolto la passione trasmessa dal padre per gli animali e la natura.

Quello del pastore è ormai un mestiere quasi del tutto estinto ed è rassicurante vedere la luce negli occhi di due ragazzi che parlano del loro lavoro, che non definiscono come tale, ma è la loro vita, con la loro casa e i loro animali.

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