Le testimonianze

Madonie “invase” da cinghiali e daini, ma possono diventare una risorsa

Da criticità che mette a rischio la biodiversità a opportunità con l’utilizzo delle carni: parlano gli esperti

Cinghiali

Finalmente dopo molti anni, sembra possibile risolvere in maniera positiva un’emergenza che è diventata insostenibile, sia per l’ambiente, sia per le attività umane delle Madonie. Ma andiamo con ordine. Daini e cinghiali ormai da diversi anni sono presenti nel territorio delle Madonie, tuttavia soprattutto nel periodo estivo, sconfinano oltre le zone del Parco e si avvicinavo in maniera sempre più minacciosa verso le zone abitate.  

  Parlano i danneggiati dai cinghiali

Le testimonianze delle persone che hanno subito danni e si imbattono in questi animali sono sempre più frequenti e riguardano ormai tutti i comuni delle Madonie.

La signora Concetta Giambelluca di Cefalù, che ha una casa in campagna in contrada Carbonara, ha avvistato un cinghiale a pochi metri dalla sua abitazione intento a divorare le fave dell’orto del suo vicino, per di più in uno spazio di terreno che era completamente recintato, ma i cinghiali affamati rompono le recinzioni, scavano buche nel terreno e distruggono i raccolti.

La signora Concetta ha avuto danni materiali, in quanto i cinghiali hanno distrutto recinzioni e muretti, ma ha anche temuto per la sua incolumità quando si è trovata a poca distanza dal grosso cinghiale: “Mi sono spaventata e subito sono tornata in macchina, ho cominciato a suonare, ma niente, quello non se ne andava, così me ne sono andata io!”.

In quella zona un po’ tutte le proprietà private sono state in qualche modo danneggiate dai cinghiali.

Nei paesi delle alte Madonie come San Mauro Castelverde le conseguenze dell’aumento spropositato della fauna selvatica sono note da tempo. Secondo Angelo La Plena: “Da anni le istituzioni conoscono la problematica cinghiali e daini. Da quando li hanno introdotti nel Parco delle Madonie, più di 20 anni fa. I cinghiali dapprima chiusi in un recinto nel Parco delle Madonie bisognava alimentarli e identificarli come un vero e proprio allevamento, con controlli sanitari. Tuttavia il Parco delle Madonie, non riuscendo ad adempiere una vera e reale attività zootecnica finisce con il metterli in libertà. Da questo momento assistiamo inermi alla distruzione della biodiversità sia del Parco delle Madonie e sia dei territori fuori dal parco, con una popolazione in continuo aumento spropositato e incontrollato”.

 

Daini cinghiali madonie

 

Il 10 giugno, Angelo Scaletta di Cerda verso le quattro del mattino, mente si stava recando al mercato ortofrutticolo di Termini Imerese ha avvistato un branco di cinghiali sulla statale 113 in contrada Caracoli proprio alle porte della città: “Erano almeno 20 piccoli e cinque adulti, mi sono dovuto fermare con il furgone e aspettare che si allontanassero”.

 Daini e cinghiali introdotti senza studi

Quello che è accaduto nelle Madonie con i cinghiali è ben documentato nel Piano di gestione dei suidi del 2010: “Le immissioni faunistiche sono state e vengono praticate ancora oggi con chiare (o mascherate) finalità venatorie che possono, come nel caso delle Madonie, determinare a breve termine un apparente aumento della biodiversità locale, mentre a medio e lungo termine possono creare seri problemi ecologici ed economici nell’area di immissione”.

Inoltre la reintroduzione del cinghiale in Sicilia è avvenuta “senza nessuno studio di fattibilità che potesse valutare gli effetti della sua ricomparsa sull’isola. Riacquistata la selvaticità, i cinghiali sfuggiti, grazie alla loro elevata plasticità, si sono rapidamente moltiplicati e diffusi nei territori dove erano presenti, incrociandosi spesso con maiali mantenuti allo stato brado”. Dunque si tratta di animali di “non chiara origine genetica, conseguenza di una immissione faunistica non programmata e non pianificata ed alla quale non è seguita un’attenta opera di controllo immediato, che sta creando in alcune aree della Sicilia non pochi problemi”.

Anche per quanto riguarda i daini esiste un Piano di gestione della popolazione dell’Ente Parco delle Madonie che documenta i problemi causati dall’immissione dei daini nel Parco: “Nella seconda metà del secolo scorso è stata effettuata l’introduzione di Daino e Cinghiale (a diverso grado ibridato con maiale), senza alcuna pianificazione e con finalità tutt’altro che conservazionistiche, e ciò ha fatto registrare una continua crescita delle popolazioni, a causa della mancanza nell’isola di competitori naturali per tali specie, generando inevitabilmente impatti ecologici e crescente preoccupazione per il mantenimento dei delicati equilibri degli ecosistemi del Parco. Come è avvenuto infatti per il Cinghiale, che dalle prime immissioni risalenti agli anni ’80 del secolo scorso nell’area delle Madonie continua ancora oggi ad espandersi e colonizzare altre aree, anche la popolazione di daino, introdotta anch’essa nell’area Madonita nello stesso periodo, mostra una crescente espansione. L’areale del daino per tutta l’Europa centrale ed occidentale è da ritenersi completamente artificiale”.

 

Daini cinghiali madonie

 

Dunque la presenza di daini e cinghiali sul territorio delle Madonie non è naturale, ma è il risultato di interventi umani. Inoltre “il problema degli ungulati alloctoni introdotti recentemente è divenuto una priorità nelle politiche di conservazione della biodiversità di molti paesi europei, soprattutto nei casi in cui la presenza di tali specie comporta effettivi e seri impatti negativi per le specie autoctone e per gli ecosistemi”.

Secondo quanto riportato nel Piano di gestione del daino nelle Madonie il primo nucleo di daino è stato introdotto negli anni ’80 del Novecento a Piano Zucchi (Isnello) in un’area recintata e nel maggio del 1996 a causa della caduta di un masso i daini fuggirono.

Deleteri per la biodiversità  


Dunque esistono dei piani di gestione redatti da esperti che documentano quanto sia deleteria per la biodiversità e i delicati equilibri naturali la presenza di daini e cinghiali nel Parco delle Madonie, oltretutto la popolazione di ungulati si è moltiplicata al punto da invadere il territorio oltre il Parco. I Piani di Gestione prevedono diverse modalità di rimozione della popolazione a seconda delle zone in cui si trovano gli animali (abbattimento, ma anche cattura con recinti fissi o mobili), tutte le operazioni vengono regolamentate in maniera ineccepibile e scrupolosa per non creare danni all’ambiente e alla popolazione.

Inoltre la legge regionale n. 18/2015 consente di utilizzare le carni anche per fini commerciali: “La gestione della popolazione del daino del Parco delle Madonie implicherà un prelievo di centinaia di capi annui per molti anni, tale da dover considerare necessariamente uno sfruttamento anche a fini alimentari dei capi prelevati da tale attività. Ciò rappresenta un quantitativo tale da poter originare una preziosa filiera di prodotto fresco o stagionato che possa far sviluppare un importante indotto socio-economico per le comunità locali delle Madonie. Nella realtà dell’Italia meridionale tuttavia attualmente non vi è un grande interesse per il consumo di carni di selvaggina a differenza di quanto si osserva in alcune regioni settentrionali come la Toscana e l’Umbria”, eppure si tratta di una carne “sana” in quanto “il benessere dell’animale è massimo, perché l’animale viene prelevato dal suo ambiente naturale; l’impatto sugli ecosistemi è minimo e le carni non contengono contaminazioni”.

 

Daini cinghiali madonie

 

Dunque ci sono tutti i presupposti per trasformare un problema in una risorsa per l’intero territorio Madonita anche in prospettiva del fatto che la Sicilia è la Regione europea della gastronomia 2025.

Piani senza attuazione


Allora perché i Piani non vengono attuati?

Lorenzo Ilardo di Collesano spiega: “Il Piano Daini e Suidi è inattaccabile dagli animalisti o da qualsiasi organizzazione di animalisti perché è stato studiato nei minimi dettagli, tuttavia i selecontrollori erano 110 all’incirca solo per il parco, ma già dall’inizio succede che anziché uscire tutti e 110 ne esce una decina e siccome la quantità di animali selvatici è molto sottostimata, l’intervento è stato del tutto inefficace, dopo di ciò si è posto il problema dello smaltimento delle carcasse perché era previsto un consumo solo ‘uso casa’. Quindi da più di un anno questo piano di abbattimento è nullo, cioè non lo fanno andare avanti, a volte ci sono battute, ma sono poche. Allora ciò che serve è fare partire tutti i selecontrollori nel parco. Tuttavia bisogna anche allargare la caccia fuori dal parco delle Madonie. Finalmente a Petralia Sottana stanno facendo il centro di stoccaggio delle carni per il consumo umano”.

Lorenzo Ilardo è un allevatore e quest’anno sta affrontando un enorme crisi dovuta all’estrema siccità che ha comportato mancanza di foraggio, a queste difficoltà si aggiungono i danni provocati da daini e cinghiali: “Le mucche dovrebbero pascolare e mangiare l’erba, ma io devo dare il fieno, a scapito della loro salute perché gli animali selvatici divorano tutto. Una volta facevo anche il frumento, grano e orzo nei miei campi, sia per venderlo sia per mangime da dare alle mie mucche, cosa che oggi non posso fare, quindi non ho più, né paglia, né grano, né fieno. È una situazione molto pesante nelle Madonie, ma la fauna selvatica si sta allargando oltre San Mauro nella zona di Messina, Caltanissetta e tra un po’ arriveranno anche ad Enna”.

Planimetrie di daino e cinghiale mostrano le zone di espansione degli animali a macchia d’olio, ma mai come in questo inizio di estate vi sono state segnalazioni anche oltre le zone già note.

Nelle Madonie perdite di flora e fauna

Questa proliferazione incontrollata comporta enormi danni alla biodiversità, le perdite di flora e fauna nelle Madonie sono incalcolabili, forse si potranno capire solo tra qualche anno quando scompariranno del tutto specie animali e vegetali che si stanno lentamente estinguendo.

Gli ungulati scavano ed eradicano alberi e piante. I cinghiali sono onnivori quindi mangiano anche piccoli animali.

Lorenzo Ilardo spiega: “Le uova di Cuturnice non esistono più, questi uccelli non esistono più perché nidificano a terra e i cinghiali vanno a mangiare queste uova. Le faggete le stanno distruggendo tutte, i daini mangiano corteccia, foglie, tutto. Gli ambientalisti e animalisti, prima erano contrari all’eradicazione di questi animali, ma con il passare del tempo, ora capiscono che tante varietà di piante, fiori, alberi stanno andando persi”.

Daini e cinghiali sono belli da vedere nel territorio Madonita, ma finché non fanno danno. “E io che sono un allevatore posso parlare della bellezza della natura, infatti nessuno di noi non ama gli animali, l’allevatore fa tanti sacrifici per aiutare l’animale, per dagli da mangiare o nel momento della nascita. L’allevatore difende il territorio e questo amore per gli animali è anche per gli animali selvatici. Anche a me piace vedere i daini, ma finché sono pochi perché se sono migliaia fanno troppi danni. Ecco cosa chiediamo nel Documento Unico: l’applicazione del Piano daino e cinghiale che è inattaccabile anche dagli animalisti. Dal 2021 esiste anche un Piano daino, prima c’era solo quello per i cinghiali che è stato fatto prima per problemi di sicurezza e di peste suina. Quindi per i cinghiali siamo più avanti, per i daini c’è sempre quell’effetto Bamby, cioè che si pensa al daino del cartone animato e fa tenerezza, ma il daino è peggio del cinghiale perché il cinghiale sta in un pezzo di territorio e si limita a distruggere quel pezzo, invece i daini mangiano l’erba fino alla radice, sono come delle capre selvatiche, non sono come le mucche che mangiano solo la superficie dell’erba, i daini la estirpano totalmente, quindi il danno è ancora maggiore e poi si spostano altrove”.

Se a questa espansione incontrollata aggiungiamo la distruzione che comportano gli incendi boschivi si prospettano scenari ancora peggiori per il patrimonio naturalistico delle Madonie. Lorenzo Ilardo in base alla sua esperienza da allevatore ha osservato: “Ho visto tanti animali domestici morti in seguito agli incendi: mucche, cavalli o capre, ma raramente cinghiali perché la fauna selvatica tende comunque sempre a scappare invece agli animali domestici che sono abituati ad una recinzione viene più difficile, i daini scappano e vanno a invadere altre aree”.

Il centro stoccaggio di Petralia Sottana

Intanto il 30 maggio 2024 all’Ente Parco delle Madonie si è tenuto un incontro operativo per “l’attuazione del piano di gestione della popolazione di daino nel Parco delle Madonie”, voluto dal Commissario straordinario Salvatore Caltagirone: “Un importante momento di confronto per la definizione delle strategie operative in vista della ormai prossima inaugurazione del Centro di stoccaggio di Petralia Sottana”.

Il Centro di stoccaggio di Petralia Sottana diventerà sito di raccolta degli ungulati catturati nell’ambito del piano di abbattimento dell’Ente e costituirà uno strumento di promozione delle carni madonite. Secondo Caltagirone “il Parco si avvia ad ultimare un progetto che porrà la Sicilia all’avanguardia nella gestione della emergenza ungulati. Trasformeremo un problema in una risorsa, nell’ottica di chiudere la filiera, potenziando il brand Madonie distribuendo carni locali su scala nazionale, in collaborazione anche con le istituzioni scolastiche per la valorizzazione del nostro marchio”.

Il 14 giugno l’Ente Parco delle Madonie ha proceduto all’approvazione del “Disciplinare Tecnico Operativo relativo alle attività di campo per la gestione della popolazione di Daino del Parco Madonie”, elaborato dagli uffici dell’Ente sotto il coordinamento del referente tecnico dei piani di gestione suidi e daino Egidio Mallia.

Le decisioni dell’Ente Parco

Tra gli interventi previsti per la rimozione dei capi: l’impiego di un recinto fisso a Piano Zucchi e la cattura con reti verticali, nel rispetto delle condizioni di sicurezza degli operatori e del benessere degli animali. Inoltre l’Ente Parco ha invitato i comuni a dotarsi di “chiusini”, ovvero delle necessarie infrastrutture idonee a supportare gli interventi di rimozione degli ungulati.

Il 28 giugno a Castellana Sicula si è svolto un altro incontro per la “Gestione degli Ungulati Selvatici per la Salvaguardia della Biodiversità; Controlli Sanitari per l’utilizzo e la Trasformazione dei prodotti, potenziali Opportunità Gastronomiche ed Economiche”, organizzato dall’Ente Parco e dal comune di Castellana Sicula è stato moderato dal Presidente del Consiglio di Castellana Sicula Anselmo Intrivici, per il quale “questa criticità, che sta mettendo a rischio la biodiversità ambientale, può in realtà costituire una importante opportunità per l’area delle Madonie”.

 

Daini cinghiali madonie

 

Pertanto, dopo un’analisi della problematica e delle cause dell’emergenza, si è giunti finalmente ad avviare un percorso che consentirà anche di utilizzare le carni, superando gli ostacoli infrastrutturali che fino ad oggi non hanno permesso l’implementazione dei piani. Potranno essere effettuati abbattimenti in maniera continuativa e nel pieno rispetto della normativa.

Sì all’utilizzo delle carni e agli abbattimenti continui

Il Commissario dell’Ente Parco delle Madonie, Caltagirone ha assicurato che partiranno a breve “un flusso di attività costanti che, dagli abbattimenti dei capi alla distribuzione, ad un prezzo ovviamente simbolico, servirà a sostenere parte dei processi e chiuderà il cerchio del problema”.

Ecco perché è finalmente lecito sperare che la situazione migliori.

 

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