Azzurri contro

Micciché lascia Forza Italia: va all’attacco di Schifani e dell’autonomia differenziata

Il politico residente a Cefalù, all’Ars con il gruppo di Lombardo, annuncia battaglia sui diritti “in nome di Berlusconi”

Micciche

Gianfranco Micciché, residente a Cefalù, lascia Forza Italia dopo trent’anni e spiega i motivi al quotidiano La Repubblica.

Uno di questi motivi è legato all’autonomia differenziata con una pesante critica a Renato Schifani, presidente della Regione Sicilia: “Secondo lei non è politico il fatto che un presidente della Regione non abbia il coraggio di dire no all’Autonomia differenziata, che sarebbe una rovina per il Sud, solo per non dare un dispiacere a Meloni e Salvini?”.

E all’obiezione del giornalista che ricorda come al Sud Forza Italia però vada molto bene, replica:“Ma rimane ai margini. In Sicilia abbiamo vinto con un deputato, Edoardo Tamajo, di recente ingresso nel partito e che ancora oggi risponde a un ex ministro del Pd (Salvatore Cardinale, ndr) e un altro eletto forzista in Europa, Marco Falcone, è stato rimpiazzato in giunta da un tecnico”.

Forse però le difficoltà di Micciché sono legate alle indagini nei suoi confronti… “L’ordinanza della procura – spiega lui – dice che la ‘presente indagine trae origine da una dichiarazione di Gaetano Armao (ex assessore regionale, ndr)’. Armao un mese dopo aver assunto una consulenza dalla Regione di Schifani per 70 mila euro, denuncia di aver sentito dire che io avrei preso 80 mila euro da un aspirante candidato per farlo correre. A parte che la circostanza è assolutamente falsa, il concatenarsi dei fatti mi sembra eloquente. Da quell’indagine nascono le intercettazioni e si arriva al famoso gatto portato in autoblù” (leggi).

Poi, tornando alla politica, sottolinea come lui continui a essere in sintonia con Silvio Berlusconi, al contrario di altri azzurri: “Berlusconi non avrebbe mai permesso quello che sta accadendo. Io sto dando un segnale: questa FI non è quella di Berlusconi, è anonima e totalmente succube degli alleati di governo”.

Oggi, invece “all’interno della coalizione di centrodestra, non si può più neppure parlare di diritti civili. Vietato. Quella di Meloni è una destra che sta rimuovendo i valori del congresso di Fiuggi. Sta facendo repressione. È ovvio che la maggior parte degli esponenti di Forza Italia che hanno una concezione riformista e liberale della vita stia male”.

Dopo l’addio a Forza Italia continuerà a fare politica iscrivendosi al gruppo dell’Mpa, di Raffaele Lombardo in Assemblea regionale, intanto per lavorare sull’Autonomia differenziata, per opporsi al progetto di Roberto Calderoli: “Chiediamo da tempo una giornata per potere discutere di quest’argomento e non ci viene concessa”.

E poi punterà sui diritti: sta infatti lavorando per la realizzazione di un convegno, per dare un contributo all’aggiornamento della Carta dei diritti: “Non è normale che al Comune di Palermo non si riesca a far approvare una mozione che consenta la trascrizione dei bambini delle famiglie omogenitoriali. Siamo tornati a 50 anni fa. E tutto per compiacere il governo”.

 

 

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