L’intervista

‘Ntinna a mari: Roberto Cefalù e i suoi 40 anni di gara

Il veterano partecipante ci racconta la sua pluriennale esperienza in campo

Roberto Cefalù

Cefalù. Il 6 agosto si avvicina. L’ansia e la tensione fanno da protagonisti per i concorrenti che si preparano all’adrenalinica giornata che sta per arrivare. A Cefalù la ‘Ntinna a mari è soprattutto tradizione, è famiglia. Infatti, l’accesso non è consentito a tutti. Tanto che, tradizione vuole, la manifestazione è portata avanti dai concorrenti che si susseguono di generazione in generazione: è questione di discendenza diretta.

E questo ce lo ha ribadito Roberto Cefalù, che nel 1984, ha sostituito suo padre, il pluricampione Sebastiano. Quest’anno, dunque, Roberto gareggerà per la quarantesima volta.

Incuriositi, con la voglia di conoscere cosa prova ogni anno da ormai quarant’anni, lo abbiamo intervistato.

Quest’anno spegnerà la quarantesima candelina di partecipazione sul palo, cosa ricorda del passato?

Ricordo che, sin da piccoli, vivevamo questa manifestazione come un momento di sfida tra le famiglie di pescatori, tra le più numerose del paese, tra cui noi Cefalù, i Brocato, i Marsala, i Papa, i Provenza etc. Ogni volta, restavamo incantati nell’assistere alla gara cui partecipavano i nostri padri, i nostri parenti più prossimi. Si gareggiava per vincere, ma questo non ha mai leso l’unità che ci contraddistingueva. Ricordo che noi bambini siamo cresciuti con i pescatori, li aiutavamo nel tirare le barche, e nel buttarle a mare. Le nostre famiglie si aiutavano a vicenda, quando c’era bisogno.

Lei è figlio di uno dei più grandi vincitori della ‘Ntinna…

Sì, è vero. Ho tanti ricordi indelebili delle vittorie di mio papà, Sebastiano Cefalù. Ma non solo. Gareggiavano anche i miei zii, Gianni Cefalù, detto l’anticristo, Luigi Cefalù, detto scaccidda e tanti altri. Poi ricordo con piacere anche i signori Cesare Provenza, Perito, Olio, gli Scorsone e tanti altri vecchi pescatori che vivevano un grande momento di festa, divertendosi sul palo e facendo divertire gli spettatori.

 

Roberto Cefalù


E lei..?

Io ho atteso il ritiro di mio padre, nell’ormai direi lontano 1984. Molte volte sono arrivato vicino. Per tante ragioni, non sono mai riuscito a coronare il sogno della vittoria. Ma la mia vittoria è salire sul palco, onorando mio padre e i tanti altri ntinnari che, oramai, ci guardano dal cielo. Loro sono la storia del palo.

Camminare sul sapone e sul grasso comporta tanti rischi. Tra cui, il più grande è quello di farsi male. Non teme?

In tanti abbiamo avuto piccoli infortuni, io stesso l’anno scorso ho avuto la frattura di una costola, ma non per questo demordo dal gareggiare. Del resto, siamo di origine ‘pescatori’ e non ci può fermare nulla. Parteciperò, infatti, anche quest’anno, aspettando il futuro Cefalù che prenda il mio posto.

 

 

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