Contro l’ente parco

Osservatorio sul monte Mufara: ricorso al Tar degli ambientalisti

E annunciano denunce penali: “Fermate i lavori in zona di tutela integrale” mentre vengono affissi i cartelli di inizio dell’intervento

telescopio mufara (Foto Cai Maro Vaccarella)

Petralia Sottana. Ottocento metri quadrati, con 3.540 metri cubi di volume edilizio e un’altezza di oltre 13 metri fuori terra con nuova pista carrozzabile per l’accesso sulla cima integra del monte Mufara: mentre viene affisso il cartello di inizio lavori per la realizzazione di un osservatorio astronomico, le associazioni ambientaliste Club alpino italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf, con il patrocinio dell’avvocata Antonella Bonanno del Foro di Palermo, hanno presentato ricorso al TAR Sicilia – Palermo contro gli atti rilasciati dall’Ente Parco delle Madonie e da altre Amministrazioni per la sulla cima del Monte Mufara, in piena zona di tutela integrale, a ridosso della faggeta più meridionale d’Europa e delle Serre dolomitiche della Quacella.

Il ricorso al TAR ricade nell’ambito delle azioni intraprese da anni a difesa della Mufara, uno dei siti di maggiore interesse naturalistico del Parco delle Madonie ed emergenza geologica tutelata anche dal Geopark-Unesco e per fare rispettare le norme ordinarie a tutela delle aree protette e del paesaggio.

Le Associazioni ricordano che la procedura è fortemente viziata da irregolarità ed illegittimità. Mancano per esempio il parere favorevole del Consiglio regionale per la Protezione del patrimonio naturale, il decreto dell’assessore regionale Territorio e Ambiente per le opere di interesse statale e soprattutto l’autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo che nel 2022 ha addirittura dichiarato la improcedibilità dell’opera per violazione di un vincolo di inedificabilità assoluta.

Con il ricorso viene chiesto al TAR Sicilia anche di sollevare questione di legittimità costituzionale sull’articolo 9 del decreto legge 104/2023, la norma nazionale varata nell’estremo tentativo di superare i vincoli di tutela prevedendo che gli osservatori possono essere autorizzati in deroga.

In questa vicenda emerge inoltre l’inaccettabile rifiuto da parte dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), della Regione e dell’Ente parco a ogni confronto di merito e, spiegano le associazioni ricorrenti “l’arrogante scelta di modificare le leggi ordinarie dinnanzi ai dinieghi ricevuti, da quello del Consiglio dei Ministri del 20 aprile 2023 con l’impugnativa alla Corte Costituzionale della prima deroga varata dalla Regione Siciliana a quello della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo del 9 agosto 2022”.

Proprio le continue modifiche delle leggi di tutela tentate per quest’opera confermerebbero, spiegano gli ambientalisti, la correttezza della posizione da loro assunta da oltre due anni e cioè che “le norme ordinarie non consentirebbero la realizzazione dell’osservatorio”.

Club alpino italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf, riservandosi di presentare nei prossimi giorni una denuncia penale per chiedere alla competente Procura della Repubblica di Termini Imerese il sequestro del cantiere, chiedono ancora una volta di fermare le ruspe, evitare di forzare procedure e alimentare contenziosi, ma di perseguire invece le soluzioni alternative possibili proposte da mesi e che riguardano la ricerca di un sito alternativo (come Monte San Salvatore) e la contestuale modifica del progetto che prevede attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali per la ricerca scientifica.

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